Se pensiamo alla vitamina D e a qual è la sua utilità, la prima cosa che ci viene in mente è l’assimilazione del calcio e quindi la salute delle ossa… ma siamo sicuri che la vitamina D serva solo a questo?
Ne abbiamo parlato molto, abbiamo sviscerato, in articoli passati, le sue molteplici funzionalità e quanto si riveli preziosa per il nostro organismo.
Un approfondimento va fatto però sulla correlazione esistente tra i livelli di vitamina D e la salute dell’intestino, ruolo spesso dimenticato.
Vitamina D e batteri
E’ stato osservato infatti che i casi di disbiosi intestinale (condizione in cui la flora batterica intestinale è alterata) sono enormemente correlati a livelli bassi di vitamina D.
Addirittura in un recente studio, pubblicato nel marzo del 2018, è stata condotta un’indagine per verificare se la somministrazione di vitamina D poteva avere un impatto sulla composizione batterica della flora intestinale nel caso di pazienti affetti da malattie infiammatorie che colpiscono proprio tale organo (nello specifico lo studio aveva preso in considerazione la Malattia di Crohn).
Apriamo una breve parentesi sulle malattie infiammatorie intestinali:
Malattie infiammatorie croniche dell’intestino
Stiamo parlando di patologie come il Morbo di Crohn, la colite ulcerosa e altre ancora; malattie che possono colpire persone di qualsiasi età, più frequentemente nella fascia tra i 15 e 30 anni e tra i 50 e i 70 anni e che in quest’era moderna stanno notevolmente aumentando, soprattutto nei paesi più industrializzati.
I sintomi che le caratterizzano sono estremamente variabili: possono essere solo lievi disturbi, o scariche diarroiche e dolori addominali, o nei casi più acuti anche caratterizzati da presenza di sangue o muco nelle feci. La caratteristica principale e comune a tutte le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali è la presenza di un’infiammazione cronica a carico della mucosa dell’intestino.
Ritornando allo studio
Ritornando allo studio di Schäffler et Al. del 2018, l’analisi era stata svolta su 7 pazienti malati e su 10 controlli sani, studiando le sequenze di RNA tipiche di quei batteri che caratterizzano la flora intestinale. In pratica hanno fatto una vera e propria “scansione” della composizione batterica dell’intestino dei pazienti (sani e malati) prima e dopo la somministrazione di vitamina D.
Il risultato che hanno ottenuto è stata un’enorme variazione del tipo di batteri nell’intestino dei pazienti malati, cosa che invece non hanno osservato nei controlli. Questo cosa significava?
Alcune specie batteriche, Firmicutes e Actinobacteria (batteri benefici per la salute dell’intestino), erano significativamente aumentate in seguito all’integrazione di vitamina D solo nei pazienti affetti dalla patologia cronica e non nei controlli sani. Questo risultato a dimostrazione del fatto che tale nutriente ha un’influenza specifica su varie comunità batteriche.
La somministrazione di vitamina D quindi può avere un effetto positivo in caso di patologie croniche infiammatorie ed intestinali, in quanto aumenta i ceppi batterici buoni.
Il potere della vitamina D
Secondo un altro studio un po’ più datato (del 2015) sembra che l’integrazione suppletiva di vitamina D (nello specifico 2000 UI al giorno), possa inoltre allungare i tempi di remissione delle patologie infiammatorie legate all’intestino.
In questo modo si può andare a migliorare nettamente non solo la condizione metabolica ripristinando la corretta permeabilità intestinale, ma anche la qualità di vita delle persone che convivono con patologie di questo tipo.
Conclusione
E’ quindi immaginabile quanto possa essere enorme il potere di tale vitamina non solo per le nostre ossa, ma anche per il nostro intestino; e quanto sia essenziale mantenere costantemente monitorati i suoi valori nel sangue per fare in modo che la vitamina D sia sempre a livelli ottimali.
Dott.ssa Carolina Capriolo
Biologa Nutrizionista
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