Il diabete è una malattia cronica, anche detta sindrome metabolica, che comporta sempre una condizione di iperglicemia, ossia una quantità di glucosio nel sangue molto elevata. Questo è dovuto ad un calo dell’insulina, ormone che ha il compito di regolare i livelli glicemici nel sangue e nei tessuti e che se deve intervenire sottrae lo zucchero dal sangue e lo mette in riserva sotto forma di grasso.
Questa patologia nel tempo tende ad associarsi ad altre complicanze: danni ai vasi sanguigni, comparsa di altre infiammazioni croniche, aumento del peso, alcuni studi scientifici dimostrano anche una correlazione tra diabete e la comparsa di tumori.
Come si arriva al diabete?
Il glucosio rappresenta la più importante fonte di energia per le cellule del nostro corpo e proprio per questo, oltre ad essere utilizzato immediatamente, viene anche immagazzinato per andare a costruirne una scorta. Il glucosio, dunque, dal sangue (nel quale viene disciolto dopo il processo di digestione di tutti gli alimenti) deve essere trasportato all’interno delle cellule per essere utilizzato e immagazzinato.
Quando sosteniamo uno stile di vita scorretto e mangiamo in maniera sbagliata, esponiamo il nostro corpo a continue concentrazioni molto elevate di zuccheri nel sangue. Questa condizione comporta una costante stimolazione da parte del pancreas a produrre insulina per mantenere la situazione sotto controllo.
Dopo un po’ il nostro corpo inizia a diventare “sordo” alle costanti richieste di insulina, oppure la sua disponibilità è insufficiente a soddisfarne le richieste. Questa fase viene definita “insulino-resistenza” e precede quella più grave di diabete anche per questo detta “pre-diabete”.
Se la disponibilità di insulina è insufficiente o se le cellule rispondono inadeguatamente ad essa o ancora se l’insulina prodotta è difettosa (queste tre condizioni variano a seconda del tipo di diabete), il glucosio non può essere efficacemente sottratto dal sangue ed essere utilizzato dal nostro organismo: la conseguenza è uno stato di carenza di glucosio nelle cellule con elevati suoi valori nel torrente sanguigno.
Il diabete è legato solo agli zuccheri?
Il diabete è un tema di grande attualità purtroppo, infatti si possono contare, solo in Europa, 75 milioni di casi. Escludendo la possibilità che questa grande diffusione sia solo dovuta a cause genetiche (l’elevata incidenza è aumentata in un tempo troppo ristretto), ci sono altri fattori che influenzano la comparsa di diabete. Non a caso infatti spesso viene definita la malattia dell’era moderna e della civiltà, il suo sviluppo è massiccio nei paesi altamente industrializzati e più ricchi. Perché?
1) LA VITA SEDENTARIA
Questo è il primo grosso ostacolo. Le persone si muovono meno, e, se lo fanno, hanno tutti i mezzi per impiegare il minor sforzo possibile. Il lavoro in ufficio, il poco sport e poco movimento ci portano ad “impigrire” il corpo e di conseguenza a rallentarne il metabolismo.
2) L’ALIMENTAZIONE POCO NATURALE
Il consumo sempre più massiccio di carboidrati raffinati e la produzione di alimenti industrialmente elaborati, hanno fatto sì che i nostri cibi fossero molto poveri da un punto di vista nutritivo nonostante avessero un apporto calorico altissimo.
Che ruolo ha la leptina?
Quando si parla di diabete si sente sempre parlare di insulina e poco di leptina. Quest’ultimo è anch’esso un ormone fondamentale in questo ambito, poichè gestisce la sensazione di sazietà.
In una condizione in cui il cibo ricco di zuccheri abbonda e l’attività fisica è poca, il nostro corpo si sforza di mantenere i livelli di glucosio entro i limiti, e lo fa secernendo quantità crescenti sia di insulina che di leptina.
Maggiore è la velocità con cui assorbiamo il cibo, maggiore è la velocità con cui crescono i livelli di zucchero nel sangue e maggiore è la necessità d’insulina e leptina. Più un alimento è stato raffinato e più sarà assorbito velocemente dal corpo e più questo squilibrio ormonale si aggrava.
Il nostro organismo si abitua a livelli costantemente elevati di questi due ormoni e non risponde più allo stesso modo. Quantità crescenti portando ad esigenze sempre maggiori, questo fenomeno, come abbiamo già visto, è detto “resistenza” all’insulina, ma in realtà lo è anche per la leptina.
In caso di diabete e pre-diabete si crea uno squilibrio anche nella sensazione di sazietà.
La soluzione è semplice!
Miglioriamo il nostro stile di vita per quanto possibile. Questo è il primo consiglio. Cerchiamo di fare attività fisica e se non abbiamo il tempo, sfruttiamo i brevi momenti di pausa per muoverci un po’.
Non immaginate neanche quanto possa giovare anche una semplice camminata al giorno, all’aria aperta, per migliorare i livelli alti di glicemia.
Sforzarsi a volte di rinunciare a qualche comodità, visto quanto può far bene, è un sacrificio che possiamo fare volentieri.
Proviamo a prediligere i cibi più naturali possibile, a sostituire le farine raffinate con quelle integrali, ad evitare lo zucchero per apprezzare il vero gusto degli alimenti.
Insegniamo ai nostri figli il valore di queste piccole cose e ad apprezzarle come meriterebbero!
Dott.ssa Carolina Capriolo
Biologa Nutrizionista
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Salve, sono diabetico di tipo 1 da molti anni, dalle compresse sono passato all’insulina, per l’alimentazione sono perennemente a dieta, ho anche superato il mio peso sino a 102kg ora da quando ho adottato un’altro cagnolino, ho iniziato le mie lunghe passeggiate con lui facendo una media di 7000 passi al giorno e sono sceso a kg96 ma ancora è poco, la mia ora è diventata insulino resistente e ci vuole molto, vorrei chiedere se è vero che mettendo i cibi nel surgelatore prima di consumarli, è efficace all’indice glicemico? Grazie
Buonasera Raffaele,
bene che ha iniziato a fare attività fisica, gli stimoli aiutano molto a sforzare il fisico per bruciare abbastanza e quindi perdere peso. Per quanto riguarda il congelamento dei cibi, in parte è vero: quei cibi che contengono molti amidi (come le patate, i legumi, il riso, il pane ad esempio) se vengono congelati e poi cotti, hanno un indice glicemico inferiore. Questo perché i processo di congelamento e riscaldamento/cottura apportano delle modifiche strutturali all’amido contenuto in questi cibi. Lo stesso discorso però NON vale per quegli aliementi ricchi di amidi modificati (amido di mais ad esempio), poiché tali processi non ne intaccano la struttura.
Nel suo caso però tali alimenti sarebbe consigliabile limitarli il più possibile, a prescindere dalla modalità di cottura, perché presentano comunque un alto indice glicemico.
Avete perfettamente ragione…e poi la gente cerca di calare di peso con dimagranti invece che fare movimento soprattutto all’aria aperta! Si sono stravolte le abitudini