Differenze tra intolleranze e allergie
Le intolleranze alimentari sono disturbi che si manifestano in seguito al consumo di particolari cibi, ma non vanno erroneamente confuse con le allergie, in quanto quest’ultime sono dei disturbi clinici che provocano da parte dell’organismo una vera e propria risposta immunitaria dopo l’ingestione di cibi specifici, risposta che vede la produzione di un particolare tipo di anticorpo, le IgE (Immunoglobuline di tipo E).
Generalmente infatti, il sistema immunitario protegge il corpo dalle proteine estranee dannose scatenando una reazione per eliminarle. L’allergia è essenzialmente “un’alterazione immunitaria” in cui una sostanza normalmente innocua presente nell’alimento, viene “percepita” come una e attaccata dalle difese immunitarie dell’organismo.
Quindi per essere più chiari le intolleranze alimentari, disturbi anch’essi legati all’assimilazione di particolari cibi, coinvolgono il metabolismo e non il sistema immunitario come le allergie.
L’intolleranza può provocare sintomi simili all’allergia e si manifesta quando il corpo non riesce a digerire correttamente un alimento o un suo componente.
Quali sono i sintomi?
Questi disturbi si possono manifestare mediante sintomatologie completamente diverse, rendendo ancora più complessa l’eventuale diagnosi:
– I più comuni sono i disturbi gastro-enterici, come diarrea, vomito, nausea, problemi di digestione;
– Possono provocare forti cefalee, stanchezza, depressione;
– Possono anche svilupparsi sfoghi cutanei, eczemi, irritazioni, psoriasi etc;
– A volte interessano l’apparato respiratorio (difficoltà respiratorie, crisi asmatiche, starnuti, tosse);
– O più raramente comportare crampi muscolari o dolori articolari.
Le allergie ed intolleranze più diffuse
Secondo studi relativi alla popolazione statunitense le allergie più diffuse negli adulti sono, andando in ordine decrescente: ai crostacei, al pesce, alle noci e arachidi, alle uova e al latte. Per quanto riguarda i bambini invece quella più frequente viene registrata verso il latte e l’uovo.
E’ stato osservato però che per i bambini quest’ultima tende ad attenuarsi fino addirittura a scomparire durante la crescita, soprattutto dopo il terzo anno di vita.
Non vanno dimenticati come alimenti allergizzanti il grano e la soia.
Come possiamo diagnosticarle?
Esistono diversi modi per scoprire se abbiamo un’intolleranza o un’allergia ad un alimento:
– PRICK TEST: Indagine semplice, solitamente scelta come primo metodo per verificare la sospetta ipersensibilità a qualche cibo. Essendo poco costosa e poco invasiva è altamente usata anche in ambito pediatrico (per i bambini che hanno più di un anno di vita). Questo tipo di analisi è utile per lo screening degli allergeni degli alimenti e di origine inalatoria. Consiste nell’applicazione cutanea di piccole gocce dei diversi allergeni diluiti (corrispondenti ai diversi cibi o sostanze) e nell’osservazione di eventuali reazioni della pelle dopo 15 – 30 minuti.
– PRICK BY PRICK TEST: E’ molto simili al primo descritto, con la sola differenza che sulla pelle viene applicato direttamente il cibo/allergene preso in considerazione. Tale test è utile quando il prick test da esito negativo, ma i sintomi di allergia alimentare sono altamente presenti, è il modo più semplice per escludere dei falsi negativi risultati dal primo test.
– PATCH TEST: questa indagine è utile per individuare un’allergia da contatto e consiste nell’applicazione sulla pelle, per 24-48 ore, di dischetti contenenti le diverse sostanze che potrebbero creare reazioni allergiche (i dosaggi sono sempre calcolati in modo tale da evitare qualsiasi reazione grave). Dopo l’intervallo di tempo richiesto il medico potrà verificare la presenza di sintomi a livello cutaneo.
– RAST TEST: acronimo di RadioAllergoSorbent test, è un esame di secondo livello, più specifico e costoso. Si basa sul presupposto che una persona allergica ad una determinata sostanza presenta nel sangue anticorpi specifici contro quel dato elemento. In questo modo l’esame può confermare od escludere che il sistema immunitario dell’individuo abbia prodotto elevate quantità di anticorpi specifici (detti IgE) e quindi confermare o escludere una specifica sensibilità ad una sostanza.
– PRIST TEST: consiste in un’altra indagine di secondo livello, alternativa simile al Rast Test che interessa sempre il dosaggio degli anticorpi relativi ad una specifica sostanza.
Cause e rimedi
Episodi di intolleranze alimentari e allergie sono un tema di grande attualità oggigiorno, fastidi di questo tipo infatti si sono esponenzialmente diffusi, e non per coincidenze particolari, ma perché l’uomo si sta nutrendo di cibi sempre più poveri di nutrienti e la sua flora batterica a livello intestinale si altera sempre di più, non permettendo la corretta assimilazione di tutti i nutrienti presenti nel cibo.
Per vedere approfonditamente quali possono essere le cause di queste patologie possiamo fare affidamento al primo articolo riguardante le intolleranze alimentari e le allergie.
Per tali disturbi spesso si è visto un’elevata associazione a mancanze gravi di vitamina C, vitamina D e di magnesio. In questi termini quindi è fondamentale il ripristino di tali sostanze nelle giuste proporzioni perché l’organismo possa riparare e svolgere le sue varie funzioni.
In più l’elevato consumo di carboidrati semplici e di cibi altamente elaborati vanno ad alterare la nostra capacità digestiva, in questo caso l’aminoacido glutammina si rivela fondamentale per ristabilirla in maniera corretta. Per l’intestino invece risultano necessari i probiotici e i prebiotici (in modo tale da riequilibrare nelle giuste proporzioni flora batterica buona e cattiva).
Altre sostanze fondamentali per la cura di allergie e intolleranze sono la vitamina E, gli enzimi digestivi e i curcuminoidi.
Dott.ssa Carolina Capriolo
Biologa Nutrizionista
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vorrei sapere se l’esame per le intolleranze alimentari effettuato tramite prelievo di sangue sia ugualmente attendibile. Grazie
Buongiorno Giuseppina,
Anche i test diagnostici valutati dal prelievo del sangue sono una fonte attendibile.
Alla cortese attenzione della Dottoressa Carolina Capriolio:
Gradirei un’informazione sul cioccolato fondente.
Nel periodo da novembre a marzo, quando mangio il cioccolato fondente (70% di cacao oppure 85% e a volte il cioccolato crudo al 100%) ho gonfiori di pancia con flatulenza e dolori al basso ventre. Da aprile a settembre, ho dei gonfiori ma molto tenui senza mal di pancia. Può essere un’intolleranza? Oppure questo fatto è legato all’allergia alle betullacee (ontano, betulla e nocciolo)? Soffro inoltre di una grave intolleranza al lattosio e non tollero la frutta, il fruttosio, stevia e tutti i dolcificanti artificiali e naturali, mi provocano gonfiore, meteorismo e mal di pancia (sempre al basso ventre).
Anticipatamente ringrazio e porgo distinti saluti.
Buongiorno Rosangela,
Penso che di base ci sia una flora intestinale batterica molto alterata, che quindi le provoca svariati fastidi a diversi nutrienti e in diversi periodi dell’anno. In generale il fatto di sviluppare differenti intolleranze nel tempo è sempre fortemente legato alla flora batterica. Diagnosticare se c’è un intolleranza o delle allergie a diversi elementi è risolutivo per capire da che punto partire, poi bisogna cercare di ripristinare la situazione riequilibrando la flora batterica attraverso un buon probiotico, aiutare l’assimilazione dei nutrienti migliorando la capacità digestiva e quindi agendo sullo stomaco attraverso la glutammina. Per quanto riguarda l’alimentazione sono da evitare il più possibile gli zuccheri e i cibi raffinati, e riprovare pian pianino con la stevia e l’eritritolo come dolficanti naturali alternativi.
Molto, molto istruttivo.
Tiziano